Lo Standard Cost Model, meccanismi di diffusione in Europa (II parte)

Modelli e ipotesi di diffusione dello SCM

Per quanto riguarda la diffusione dello SCM è utile prima comparare la differenza di adozione di questo modello con l’AIR, al fine anche di comprendere gli atteggiamenti e le prese di posizione in Europa.
C’è da dire in prima istanza che lo SCM – rispetto all’AIR – si è diffuso quasi istantaneamente e con alte frequenze di adozione. Esso è uno strumento di misurazione della qualità della regolazione più preciso, ma non ben integrato nel processo legislativo come invece lo è l’AIR. A tutto ciò si deve aggiungere il fatto che il modello SCM si è diffuso grazie ai networks internazionali già esistenti dedicati alle riforme regolative, e sfruttati a dovere da nazioni leader come Paesi Bassi e Danimarca (De Francesco, 2011).
La letteratura offre diverse spiegazioni sulla diffusione dello SCM panorama europeo. La prima ipotesi si basa su una sequenza di diffusione in ‘leader’ countries e ‘laggard’ countries. I primi si caratterizzano per il loro elevato grado di innovazione amministrativa, mentre i secondi sono considerabili come ‘stati pigri’ che necessitano di una spinta esterna per l’applicazione dell’innovazione (Berry e Berry, 2007). Basandoci sull’isomorfismo istituzionale, tale spinta può essere di tipo coercitivo, si pensi ai finanziamenti di sviluppo internazionale che vengono erogati a fronte dell’implementazione di determinate riforme di politica economica. Un’altra ipotesi invece può essere quella della scelta volontaria di un governo innestata da un processo di emulazione al fine di ridurre l’incertezza sugli effetti di una determinata politica pubblica (DiMaggio e Powell, 1983; Weyland, 2006). Dunque, il processo di diffusione dello SCM è avviato e sostenuto dai quei governi nazionali, i leaders, che hanno reputazione innovatrice nel settore delle riforme politiche e amministrative, dando legittimità e credibilità all’innovazione stessa.

Una seconda ipotesi verte sul ruolo cruciale che assumono i networks in un contesto di comunicazione transnazionale. Questo è il caso delle organizzazioni internazionali, delle comunità di esperti e dei think tanks (DiMaggio e Powell, 1983). L’adozione dello SCM, dunque, è dovuta all’insieme di norme e standard professionali che si formano nei network delle élite burocratiche e politiche e creano le condizioni per l’isomorfismo professionale. Per fronteggiare l’incertezza e l’ambiguità degli effetti delle politiche regolative e di better regulation, le élite nazionali perseguono la legittimità delle loro scelte, comunicando e condividendo principi e valori con gli altri membri del network professionale, l’isomorfismo professionale.
La terza ipotesi è legata all’import-export del modello da parte delle burocrazie nazionali all’interno dell’arena decisionale. In tal senso, gli attori e le dinamiche nazionali, così come la capacità amministrativa, rispetto alle élite che partecipano ai network transnazionali, hanno un ruolo cruciale nell’adottare lo SCM.

Lascia un commento