Archivio per Standard cost model

Lo Standard Cost Model, meccanismi di diffusione in Europa (II parte)

Posted in Politica ed economia with tags , , , , , , , , , on ottobre 30, 2012 by Diego Bevilacqua

Modelli e ipotesi di diffusione dello SCM

Per quanto riguarda la diffusione dello SCM è utile prima comparare la differenza di adozione di questo modello con l’AIR, al fine anche di comprendere gli atteggiamenti e le prese di posizione in Europa.
C’è da dire in prima istanza che lo SCM – rispetto all’AIR – si è diffuso quasi istantaneamente e con alte frequenze di adozione. Esso è uno strumento di misurazione della qualità della regolazione più preciso, ma non ben integrato nel processo legislativo come invece lo è l’AIR. A tutto ciò si deve aggiungere il fatto che il modello SCM si è diffuso grazie ai networks internazionali già esistenti dedicati alle riforme regolative, e sfruttati a dovere da nazioni leader come Paesi Bassi e Danimarca (De Francesco, 2011).
La letteratura offre diverse spiegazioni sulla diffusione dello SCM panorama europeo. La prima ipotesi si basa su una sequenza di diffusione in ‘leader’ countries e ‘laggard’ countries. I primi si caratterizzano per il loro elevato grado di innovazione amministrativa, mentre i secondi sono considerabili come ‘stati pigri’ che necessitano di una spinta esterna per l’applicazione dell’innovazione (Berry e Berry, 2007). Basandoci sull’isomorfismo istituzionale, tale spinta può essere di tipo coercitivo, si pensi ai finanziamenti di sviluppo internazionale che vengono erogati a fronte dell’implementazione di determinate riforme di politica economica. Un’altra ipotesi invece può essere quella della scelta volontaria di un governo innestata da un processo di emulazione al fine di ridurre l’incertezza sugli effetti di una determinata politica pubblica (DiMaggio e Powell, 1983; Weyland, 2006). Dunque, il processo di diffusione dello SCM è avviato e sostenuto dai quei governi nazionali, i leaders, che hanno reputazione innovatrice nel settore delle riforme politiche e amministrative, dando legittimità e credibilità all’innovazione stessa.

Una seconda ipotesi verte sul ruolo cruciale che assumono i networks in un contesto di comunicazione transnazionale. Questo è il caso delle organizzazioni internazionali, delle comunità di esperti e dei think tanks (DiMaggio e Powell, 1983). L’adozione dello SCM, dunque, è dovuta all’insieme di norme e standard professionali che si formano nei network delle élite burocratiche e politiche e creano le condizioni per l’isomorfismo professionale. Per fronteggiare l’incertezza e l’ambiguità degli effetti delle politiche regolative e di better regulation, le élite nazionali perseguono la legittimità delle loro scelte, comunicando e condividendo principi e valori con gli altri membri del network professionale, l’isomorfismo professionale.
La terza ipotesi è legata all’import-export del modello da parte delle burocrazie nazionali all’interno dell’arena decisionale. In tal senso, gli attori e le dinamiche nazionali, così come la capacità amministrativa, rispetto alle élite che partecipano ai network transnazionali, hanno un ruolo cruciale nell’adottare lo SCM.

Lo Standard Cost Model, meccanismi di diffusione in Europa (I parte)

Posted in Politica ed economia with tags , , , , , , , , , , , on ottobre 29, 2012 by Diego Bevilacqua

Lo Standard Cost Model: cos’è e dove è nato

Per Standard Cost Model (SCM) si intende una delle metodologie del progetto di semplificazione per misurare gli oneri amministrativi ed eventualmente ridurli se in eccesso. La misurazione tramite il modello qui esaminato trova principalmente sede nei Paesi Bassi (a partire dal 2003) ma anche in Danimarca e Regno Unito, pionieri della diffusione e primi sperimentatori).
Prima di trattare di questo strumento di better regulation, è bene innanzitutto distinguere i c.d. administrative burdens dagli administrative costs. Entrambi riguardano gli obblighi informativi, ma con un’importante distinzione: i primi sono i costi che le imprese normalmente non attuerebbero se non fossero previste da una legislazione, mentre i secondi sarebbero comunque realizzati dalle imprese perché derivati da informazioni di rilevante importanza, anche in assenza di previsione legislativa.
Lo strumento preso qui in esame si basa dunque esclusivamente sulla rilevazione degli oneri amministrativi realizzata attraverso la consultazione di esperti ed indagini verso imprese.
Il processo di abbattimento dei costi amministrativi può essere suddiviso in tre steps principali:
1. Scomporre il regolamento in componenti gestibili che possono essere misurati.
2. Misurazione degli oneri amministrativi.
3. Semplificare il regolamento.

Nella prima fase sono identificabili tre passaggi nello specifico. Innanzitutto definire gli obblighi di informazione derivanti dalla legge; successivamente definire i requisiti di informazione che consistono negli elementi che devono essere forniti in conformità ad un obbligo di informazione; infine definire le attività amministrative che possono essere misurate.
La seconda fase (quella della misurazione) si basa su tre parametri principali, ovvero il prezzo, il tempo (richiesto per completare l’attività amministrativa), la quantità in riferimento alle imprese coinvolte nell’attività. Questi tre elementi vanno a formare la formula base dello SCM:

Costo per attività amministrativa = Prezzo * Tempo * No. imprese

Infine c’è il terzo step riguardante la semplificazione, che col tempo e la pratica si auspica porti ad una analisi non soltanto ex post e dunque successiva alla regolazione, ma ad una analisi ex ante della regolazione, in modo da prevenire e migliorare piuttosto che riparare.

A partire dal successo effettivo dello SCM (testimoniato dagli sviluppi di networks e dall’Unione stessa) nell’esperienza prima olandese, poi in Danimarca e Regno Unito, tale metodo di better regulation in tempi piuttosto rapidi si è diffuso in Europa. E’ stato adottato anche dall’Unione Europea al fine di diffondere la piu’ ampia politica della better regulation. Per far ciò, la Commissione Europea ha stabilito il raggiungimento del target del 25% a partire dal 2007 (con l’Action Programme) anche per gli Stati membri che hanno deciso di adottare tale approccio. Gli Stati che hanno adottato il modello sulla scia delle leader countries principali sono identificabili nella Germania, Francia, Repubblica Ceca, Austria ed Estonia. Contrariamente, i rimanenti Stati membri che hanno adottato lo SCM a partire dalle pressioni UE del 2007 si basano su un modello prestabilito, definito EU-SCM. La formula `contabile’ per la quantificazione degli oneri amministrativi è più intuibile dei principi e del metodo economico dell’analisi costi e benefici che generalmente caratterizza all’analisi di impatto della regolazione (d’ora in poi, AIR). Di conseguenza, lo SCM è più semplice da applicare e da monitorare, grazie all’obiettivo di riduzione del 25% (De Francesco, 2011).