La Balalaika

Lenta circola la voce della notte
nelle stanze sussurrate, e nelle strade,
per le vie buie, risuona brillante il verso di una balalaika.
Sale nel cielo danzando e penetra nelle sue profondità,
incontrando le anime defunte che volentieri si intrattengono
nei caffè, fumando sigarette, bevendo vino, vivendo l’amore.
E quella voce, la voce della balalaika,
da uno spiraglio di sotto la finestra sta entrando furtiva,
e poggia la fronte sui battiti lenti del mio petto.

Ti sto sognando in questo momento,
quanto vorrei che tu lo sappia!
E quanto desidererei poterti sfiorare!

Si estende per questo arabo porto l’intenso odore delle reti,
dei pesci e del sale secco sulle barche, sui remi,
sulla pelle abbronzata dei marinai.
L’olfatto si affina come quello d’un cane, riuscendo a fiutare
lungo i muri il sesso delle puttane e il furto di denaro,
mentre a un lato, poco distante, un orfano mangia la mela.
Ancora prosegue la melodia della balalaika,
le note che sanno di assenzio, l’oppio che rapido corre per le strade
come un sorcio tra le feritoie e le fogne, una cimice nei letti d’ospedale.

E finalmente riesco a vedere i tuoi occhi,
la pelle leggera come l’aria trascinarsi tra gli spiritati
e i maledetti, le vuote proiezioni di chi
nella Realtà muore ogni giorno tra i suoi adorati mattoni,
di chi ogni giorno s’affossa in perdenti convinzioni.
A pochi passi percepisco il fresco candore bianco-latte,
il tocco della tua mano, le labbra tenere, i rapidi respiri,
il seno vivo e ansimante su di me.
Ma interrompe il suo concerto la balalaika,
la pausa infinita.

Si è destata dal mio cuore, dal mio affannato respiro,
da mio petto, la balalaika; torna eclissandosi
nella notte buia, silenziosa, a nascondersi chissà dove.
E nelle stonature dei satiri, negli amplessi e nei riti di streghe,
scende sul mio porto la nebbia, dissolvendosi con essa.
L’addio amaro va a tutto questo dunque, agli uomini dalle lunghe barbe,
alle donne ornate dell’odore del sesso, al profumo delle droghe e
al gusto dei liquori.
Alle barche, al mare.
Tu mi saluti per ultimo, angelo mio, mio destino,
mia dipendenza, mia allucinazione,
lasciando solo il vago ricordo delle tue bianche spiagge.
E un addio amaro va infine a te,
allo scordato strumento che sei, dolce Balalaika.

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