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Lo Standard Cost Model, meccanismi di diffusione in Europa (I parte)

Posted in Politica ed economia with tags , , , , , , , , , , , on ottobre 29, 2012 by Diego Bevilacqua

Lo Standard Cost Model: cos’è e dove è nato

Per Standard Cost Model (SCM) si intende una delle metodologie del progetto di semplificazione per misurare gli oneri amministrativi ed eventualmente ridurli se in eccesso. La misurazione tramite il modello qui esaminato trova principalmente sede nei Paesi Bassi (a partire dal 2003) ma anche in Danimarca e Regno Unito, pionieri della diffusione e primi sperimentatori).
Prima di trattare di questo strumento di better regulation, è bene innanzitutto distinguere i c.d. administrative burdens dagli administrative costs. Entrambi riguardano gli obblighi informativi, ma con un’importante distinzione: i primi sono i costi che le imprese normalmente non attuerebbero se non fossero previste da una legislazione, mentre i secondi sarebbero comunque realizzati dalle imprese perché derivati da informazioni di rilevante importanza, anche in assenza di previsione legislativa.
Lo strumento preso qui in esame si basa dunque esclusivamente sulla rilevazione degli oneri amministrativi realizzata attraverso la consultazione di esperti ed indagini verso imprese.
Il processo di abbattimento dei costi amministrativi può essere suddiviso in tre steps principali:
1. Scomporre il regolamento in componenti gestibili che possono essere misurati.
2. Misurazione degli oneri amministrativi.
3. Semplificare il regolamento.

Nella prima fase sono identificabili tre passaggi nello specifico. Innanzitutto definire gli obblighi di informazione derivanti dalla legge; successivamente definire i requisiti di informazione che consistono negli elementi che devono essere forniti in conformità ad un obbligo di informazione; infine definire le attività amministrative che possono essere misurate.
La seconda fase (quella della misurazione) si basa su tre parametri principali, ovvero il prezzo, il tempo (richiesto per completare l’attività amministrativa), la quantità in riferimento alle imprese coinvolte nell’attività. Questi tre elementi vanno a formare la formula base dello SCM:

Costo per attività amministrativa = Prezzo * Tempo * No. imprese

Infine c’è il terzo step riguardante la semplificazione, che col tempo e la pratica si auspica porti ad una analisi non soltanto ex post e dunque successiva alla regolazione, ma ad una analisi ex ante della regolazione, in modo da prevenire e migliorare piuttosto che riparare.

A partire dal successo effettivo dello SCM (testimoniato dagli sviluppi di networks e dall’Unione stessa) nell’esperienza prima olandese, poi in Danimarca e Regno Unito, tale metodo di better regulation in tempi piuttosto rapidi si è diffuso in Europa. E’ stato adottato anche dall’Unione Europea al fine di diffondere la piu’ ampia politica della better regulation. Per far ciò, la Commissione Europea ha stabilito il raggiungimento del target del 25% a partire dal 2007 (con l’Action Programme) anche per gli Stati membri che hanno deciso di adottare tale approccio. Gli Stati che hanno adottato il modello sulla scia delle leader countries principali sono identificabili nella Germania, Francia, Repubblica Ceca, Austria ed Estonia. Contrariamente, i rimanenti Stati membri che hanno adottato lo SCM a partire dalle pressioni UE del 2007 si basano su un modello prestabilito, definito EU-SCM. La formula `contabile’ per la quantificazione degli oneri amministrativi è più intuibile dei principi e del metodo economico dell’analisi costi e benefici che generalmente caratterizza all’analisi di impatto della regolazione (d’ora in poi, AIR). Di conseguenza, lo SCM è più semplice da applicare e da monitorare, grazie all’obiettivo di riduzione del 25% (De Francesco, 2011).